Oggi ho appuntamento con l’autista alle nove di mattina al parcheggio dei tir per scaricare la macchina e portarla dal meccanico. Mi sveglio quindi alle otto, faccio colazione, saluto il team italiano “Rust & Dust” in partenza per Bishkek e mi dirigo verso il limite della città, dove abbiamo posteggiato il camion la sera prima. Trovo il conducente con evidenti postumi di una nottata passata nella grande città a spendere i soldi guadagnati trasportandoci fin là, ma non posso fargliene una colpa: è passato da un villaggio di 4.000 abitanti a 3.650 metri sul livello del mare in cui non c’è neanche un bar o ristorante e l’elettricità è disponibile per massimo quattro ore al giorno (e neanche tutti i giorni) a una città in stile occidentale, con night club, un luna park e, addirittura, una yurta a tre piani.
Purtroppo questa foto non l'ho fatta io perché non mi ci hanno portato.
Iniziamo lo scaricamento gonfiando le gomme usando il compressore del suo camion, poi accostiamo l’autocarro a un muretto, mettiamo in sicurezza il portellone con alcune grosse pietre e infine, con l’aiuto di alcune persone raccattate in loco, scarichiamo il pandino.
Siccome l’autista è di buon umore, propone di andare a cercare il pezzo noi stessi, così, eventualmente, da risparmiare il costo del carro attrezzi. Chiamiamo un taxi e ci facciamo portare al bazar delle auto, vicino al cimitero islamico, sulla collina di Osh. Nonostante le nostre ricerche, non riusciamo a trovare il generatore d’impulso; comprensibilmente, in Asia Centrale non arrivano i pezzi di ricambio Fiat e quello più simile che troviamo è della Mercedes.
Il venditore però mi dice che conosce un buon meccanico che si rifornisce da lui e può chiamare un carro attrezzi per portare la macchina alla sua officina: in questo modo non rischiamo di comprare un pezzo sbagliato. Siccome bisogna anche riparare la parte inferiore del motore e riattaccare la marmitta replico che va bene, contrattiamo il prezzo del trasporto e quindi torniamo al parcheggio dei tir ad aspettare il carro attrezzi. Mi congedo pertanto dall’autista, che riprende la via per il Pamir, e, una volta giunto l’automezzo e caricata la macchina sul rimorchio, la trasportiamo dal meccanico. Qui mi dicono che ci vorranno all’incirca cinque giorni per ottenere il pezzo e perciò di passare il mercoledì seguente. Torno in ostello a vedere cosa voglia fare Alberto e andiamo a pranzo al Caffè California, dove mangiamo due enormi pizze. Torniamo in pensione, al pomeriggio lavoriamo un po’ al computer quindi, per cena, andiamo al pub a rifocillarci con bistecche e polpette al formaggio.