Lunedì 4 agosto ’14, da Nukus a Samarcanda – Mongol Rally 2014


Oggi è in programma un giorno di viaggio abbastanza impegnativo: dobbiamo andare da Nukus a Samarcanda per un viaggio di poco più di 800 km. Non ci sono frontiere ma le strade, la benzina e la tenuta della macchina sono un’incognita.

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Dopo aver fatto colazione e aver pagato l’albergo, aspettando Alberto, parlo con una videomaker che sta lavorando a un progetto per far conoscere l’Uzbekistan in Europa. Chiacchieriamo di attrezzatura fotografica fino all’arrivo del suo taxi. Alberto scende dalla camera, carica la macchina e partiamo.

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L'eroico receptionist di Nukus

Appena usciti da Nukus, buco uno stop di un posto di blocco della polizia, mi fanno accostare e cercano di darmi una multa. Intuisco che la multa consiste in una mazzetta quindi facendo finta di non capire nulla di quello che mi viene chiesto, riesco a ripartire senza tirare fuori un dollaro. Ci fermiamo quindi per fare benzina a un distributore ma è rimasto solo il gas. Arriva anche un’altra macchina del Mongol Rally, appartenente al team “5 camels and a cameleon”, che ci chiedono se possono seguirci alla ricerca di carburante. Circa un chilometro dopo mi fermo a un negozietto sul ciglio della strada per chiedere se vendessero benzina. Veniamo quindi indirizzati verso una traversa della strada principale dove ci attende un uomo disposto a venderci della benzina nella sua fattoria.

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Riempito il serbatoio ripartiamo in direzione Samarcanda, in quanto è quasi mezzogiorno e mancano ancora più di 550 km. La strada costeggia l’antica via della seta e, secondo Alberto, vi si possono scorgere ancora dei resti dell’antico cammino.

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Dopo una collinetta, a metà del rettilineo in discesa, troviamo un altro posto di blocco della polizia che decido, come è ormai mia abitudine, di passare senza fermarmi. Veniamo quindi fatti accostare e scorgiamo la macchina del team inglese “5 camels and a cameleon” che ha fatto il mio stesso errore. Ci dirigiamo quindi tutti verso il baracchino dei poliziotti dove ci vengono fatte le domande di rito: “da dove venite?”, “dove andate?”, “in Mongolia?”, “perché?” con l’aggiunta di “lo sapete che avete bucato uno stop?”. Ci fanno segno di seguirli all’interno della casetta e gli inglese vengono rilasciati subito. A me, dopo aver registrato il mio passaggio sul loro librone, viene ritirata la patente e mi viene chiesta una mazzetta. A questo punto non posso fare finta di non capire il russo o cosa sta succedendo; dovrò usare un’altra tattica. Mi tolgo quindi il cappellino, mi scrollo un po’ di polvere dai vestiti e mi siedo comodamente sul divanetto di fronte alla scrivania del poliziotto, lasciando intendere che ho più tempo che dollari e che sarei potuto rimanere tutto il tempo necessario. Il militare sembra sorpreso e divertito. Chiacchieriamo un po’ dell’Uzbekistan e dell’Italia; mi dice che apprezza molto Celentano (come tutti in Asia Centrale) e intoniamo le prime strofe de “Il ragazzo della via Gluck”. Siccome siamo ormai amiconi, mi rende la patente e mi scorta fino alla macchina, consigliandomi di fermarmi allo stop successivo.

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Lì in mezzo ci sono io che cerco di spiegare a gesti perché continui a non fermarmi agli stop della polizia

Guido senza ulteriori problemi per un centinaio di chilometri  e dopo l’ennesimo posto di blocco della polizia, incontriamo due ragazzi tedeschi che stanno girando questa parte del mondo a bordo di una enorme Mercedes classe G superaccessoriata e terribilmente adatta alla marcia nel deserto.

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Visto che siamo fermi decidiamo di comprare qualcosa da mangiare; nel negozietto lì vicino, il cui commesso ha la maglia di Bale, compriamo del pane nan e dei biscotti e quindi ci rimettiamo in viaggio.

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All’ultimo posto di blocco prima del calare del buio troviamo il personaggio del giorno. Dopo aver svolto le registrazioni di routine, vengo avvicinato da un rubicondo poliziotto che, col suo stentato inglese, si presenta e inizia a chiacchierare amabilmente con l’intero team. Dice di chiamarsi Arabobo e di apprezzare la musica italiana, in particolare Al Bano e Celentano.  È quasi buio quindi decidiamo di rimetterci in cammino ma, prima di poter rientrare in macchina, Arabobo ci dice che dobbiamo dargli 150 dollari. Noi ci guardiamo per un attimo e scoppiamo in una fragorosa risata. Alberto sale in macchina, io do una pacca sulla spalla al simpatico poliziotto, lo saluto, mi metto al posto di guida e sempre ridendo come se mi fosse appena stata raccontata la migliore barzelletta del mondo, riparto verso la nostra destinazione.

Arriviamo a Samarcanda che è già buio. Per arrivare al nostro ostello, situato nel quartiere ebraico, dobbiamo circumnavigare il muro eretto per evitare che i turisti escano dalla zona turistica e finiscano nelle zone più povere della città. Riusciamo tuttavia, dopo vari tentativi, ad arrivare a destinazione per le 23:00 e, dopo aver lasciato la macchina, veniamo accompagnati ai nostri appartamenti. Ceniamo con ramen all’uovo, chiacchieriamo con degli spagnoli che hanno partecipato al Mongol Rally nel 2012 e quindi andiamo a dormire.

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