Mi sveglio a metà mattina e mi metto a sistemare l’attrezzatura fotografica. Pulisco le macchine, scarico le foto e faccio tutti i backup del caso. Aggiorno i social e il blog e mi scarico i quotidiani italiani. Aspettando il completamento del download faccio una doccia e poi scendo nel bar dell’albergo col computer. Di Alberto, ovviamente, nemmeno l’ombra. Faccio colazione con cappuccino e brioche leggendo i giornali e chiacchierando con gli altri avventori dell’albergo.
Verso l’una faccio chiamare Alberto per scendere a pranzo. Ci dirigiamo verso il centro città, poi giriamo a sinistra ed entriamo in una strada commerciale. C’è una specie di mercato permanente e ai bordi della via non ci sono che negozi. Molti di questi sono o di catene e marchi internazionali o sono spiccatamente di ispirazione occidentale. Decidiamo di mangiare della carne e entriamo in un ristorante a tema “cowboy”: il personale è vestito a tema, le pareti sono di legno, vi sono corna di mucche ovunque, le tovaglie sono di cuoio e il menù è stereotipicamente americano. Ordiniamo dei cheesburger e della coca-cola.
Dopo pranzo ci dedichiamo alla spesa. Prima compro le forbici per la barba in un supermercato poi andiamo in una libreria a comprare materiale d’intrattenimento. Prendiamo un libro a testa, un cd di musica folk kazaka (il più economico) e passiamo più di un’ora nel reparto dei lego a chiederci se ci avrebbero fatto storie in frontiera se avessimo avuto con noi un incrociatore stellare da più di mille e cinquecento pezzi. Alla fine ci convinciamo che non vale la pena rischiare di lasciarlo alle guardie di frontiera e, per consolarci, ci compriamo una scatola di pastelli.
Due tracce del disco che abbiamo comprato. Usufruitene con cautela.
Tornati in albergo Alberto va a fare un pisolino mentre io voglio girare un po’ la città. Siccome oggi le ambasciate sono chiuse, posso sfruttare tutta la giornata a mio piacimento. Chiedo alla receptionist cosa mi consiglia di visitare nei dintorni, mi faccio segnare il tragitto su una cartina, prendo la macchina fotografica e mi dirigo verso l’avventura.
La prima fermata è il Parco Panfilov. Esco dall’hotel, giro a sinistra e poi prendo il primo prospect verso destra. Scatto qualche foto agli edifici di stampo prettamente sovietico (così sembra) e in meno di cinque minuti ci sono.
Percorro tutto il parco e all’altra estremità c’è la Cattedrale Ortodossa dell’Ascensione di Almaty. Entro all’interno per visitarla, scatto qualche foto di nascosto, compro dei souvenir e poi esco.
Alla sinistra della chiesa c’è una piazza con monumenti dell’epoca sovietica.
Esco dal parco e mi dirigo verso una strada pedonale che attraversa, tra le altre cose, un centro commerciale.
Successivamente mi dirigo verso la Moschea Centrale di Almaty. Supero un isolato in cui vi sono degli scrivani lungo tutto il marciapiede, mi faccio sparare da dei bambini che giocano con delle armi finte e finalmente scorgo le cupole d’oro della mia destinazione.
Dopo aver sbagliato ingresso ed essere entrato in una specie di scuola religiosa, trovo l’entrata. Mi tolgo le scarpe e mi siedo in un angolo a fare foto, a riposarmi e a guardarmi intorno. Vengo avvicinato da alcune persone che mi invitano a pregare ma io declino adducendo come scusa una ferita sportiva. Dopo circa una mezz’ora esco e mi dirigo a destra, verso la periferia.
Scatto qualche foto a un mercato improvvisato a un incrocio, ammiro la statua equestre di Raiymbek Batyr, un famoso guerriero kazako e poi prendo un taxi abusivo e torno in albergo.
È ora di cena quindi andiamo al Guns ‘n Roses Pub di Almaty, in memoria della nostra permanenza da Atyrau (che sembra lontana anni e non settimane). Mangiamo prima all’interno del locale poi ci spostiamo per il dolce sulla terrazza da cui si gode la vista di un parco, di un fiume e addirittura di una fontana. Decidiamo il piano per i prossimi giorni: per prima cosa proviamo a ottenere un nuovo visto per la Russia per Alberto, innanzitutto attraverso l’ambasciata italiana, poi tramite quella russa. Se non dovessimo avere successo, Alberto prenderà un volo fino alla Mongolia da dove proseguiremo di nuovo assieme.